Con la serata del 16 ottobre, ospiti dell'associazione Malaussene in Piazzetta Resuttano n. 4, abbiamo chiuso ufficialmente i laboratori, iniziati lo scorso gennaio nel quartiere di Ballarò.
L'associazione Photofficine era nata grazie alla vittoria di un bando di concorso del Pogas, ora Ministro della Gioventù.
Quando presentammo il progetto, nel 2007, siamo partiti dall'osservazione dei bisogni del quartiere Albergheria e abbiamo constatato la mancanza di spazi di aggregazione per i giovani. Abbiamo quindi proposto un progetto, pensato per i ragazzi dai 12 ai 18 anni, che utilizzasse il mezzo audiovisivo per comunicare, sia per renderli più coscienti della realtà in cui vivono, sia per instaurare un migliore dialogo con loro.
L'uomo è un animale iconofago da sempre. Divora immagini che poi carica di metafore. In questo preciso momento storico, in cui siamo subissati di immagini, ci è sembrato giusto dare una direzione, una guida, parlare ai ragazzi di queste immagini attraverso l'immagine, non con la presunzione di dire loro: “Questa immagine è buona, quest'altra invece no.” Abbiamo solo mostrato che sulle immagini si deve riflettere, diventando soggetti attivi dell'atto comunicativo, fruitori e creatori consapevoli. Gli stessi ragazzi, che hanno animato il progetto, hanno tratto le proprie conclusioni.
Dalla nostra costituzione ci siamo subito inseriti in un circuito di associazioni abbastanza attivo, Albergheria e Capo Insieme; e abbiamo potuto lavorare grazie alla stretta collaborazione del centro Le Balate. Proprio nella biblioteca delle Balate abbiamo avuto la nostra sede operativa, dove si sono tenuti i laboratori.
I laboratori attivati erano quattro: Photolangage, Fotografia, Audio video e Percezione.
Le fasi laboratoriali sono state annotate continuamente nel nostro blog, che è servito anche come diario e come momento di riflessione collettiva sulle attività proposte.
Il laboratorio video ha avuto una impronta prettamente giornalistica; i ragazzi hanno imparato la tecnica dell'intervista e hanno confezionato servizi sul modello della CNN, servizi abbastanza neutri in cui il giornalista non appare, anzi, scompare, per lasciare spazio al fatto.
Il laboratorio di fotografia invece ha avuto una impostazione più artistica; i ragazzi sono stati liberi di scattare le foto come meglio credevano e poi sono stati guidati nel modificarle usando Gimp secondo criteri estetici da noi proposti.
Non sono comunque mancati altri momenti pratici, quando, nell'ambito del laboratorio di percezione per esempio, i ragazzi sono stati guidati nella costruzione di una macchina stenopeica. Gli ultimi due laboratori, Percezione e Photolangage, infatti, pur essendo pratici, come tutti i laboratori proposti del resto,avevano finalità prettamente teoriche e sono stati utilizzati sia come spunto di riflessione sia come momento formativo teorico.
Durante il corso di questi otto mesi abbiamo articolato il progetto secondo tre direttrici principali; ciò ha rappresentato un'occasione importante di crescita e per i ragazzi e per gli operatori che li hanno seguiti.
1) Gli incontri coi professionisti del settore: amici di Photofficine che lavorano da anni nel campo dell'audiovideo, fotografi, giornalisti o filmaker, hanno tenuto dei workshop in cui hanno mostrato come si lavora in questo campo. Sono intervenuti Riccardo Scibetta, Damiano Fiorella, Mario Pantelis, Pino Maniaci, Pif e Isabella De Maddalena.
2) Le uscite: Abbiamo portato i ragazzi fuori Palermo, le cosiddette gite fuori porta. Per esempio, dopo il terremoto in Abruzzo, ci è sembrato giusto portare i ragazzi nella valle del Belice, per riflettere sui luoghi del terremoto. Poi abbiamo affrontato anche altri discorsi importanti, che hanno imposto altre uscite. Siamo andati a Cinisi, per incontrare i protagonisti di Radio Aut, amici e parenti di Peppino Impastato, con cui discutere di legalità. Sempre per discutere di legalità, siamo andati a Partinico, in visita agli studi di Telejato, dove abbiamo incontrato Pino Maniaci e Pif.
3) Il progetto individuale: i ragazzi hanno curato singolarmente e interamente un intero servizio, fotografico e video per quanto riguarda ideazione, riprese e montaggio. In questo ambito Dipu ha realizzato un progetto sui sogni dei giovani immigrati, con interviste ai suoi amici, Shalaam sul calcio di strada, Giuseppe sulla mancanza di spazi del quartiere Ballarò, Giovanni sui mestieri del quartiere Ballarò.
In occasione di ogni uscita i ragazzi hanno prodotto servizi video e fotografie.
Ora che il progetto è terminato possiamo trarre un primo bilancio. Il quartiere ha reagito bene, i ragazzi si sono sentiti per la prima volta protagonisti dell'informazione e non soggetti passivi.
Tra l'altro abbiamo anche constatato che il progetto è facilmente adattabile ed esportabile per altre situazioni. Come già scritto precedentemente abbiamo attivato altri laboratori presso il Mowgli del quartiere La Noce e il Centro Anch'io.
Questa è la fine di un diario di viaggio quindi, ma l'inizio di un altro.
Speriamo di continuare questa attività per incidere sempre più profondamente nella realtà in cui operiamo.