martedì 12 maggio 2009

Un giorno un viaggiatore dal Bangladesh

È venuto un ragazzo al corso di Photofficine. Voleva imparare a usare videocamera e macchina fotografica. Nato in Bangladesh. Veniva da Vicenza. Purtroppo è venuto solo due volte. La prima, per fare un po’ di riprese in giro per il mercato; la seconda, per dirmi che deve ritornare a Vicenza. Ma ha raccontato la sua storia che ora voglio segnare:Sedici anni fa S. nasce a Sylhet in Bangladesh. A dieci anni, nel 2003, arriva a Vicenza, accompagnato dal suo tra virgolette padre, in realtà è lo zio che si fa passare per suo padre per non avere problemi con i documenti e il permesso di soggiorno. Il suo papà zio, prima della crisi economica mondiale, lavorava trenta giorni al mese, ora, da quest’anno, ne lavora dieci. Ha due figlie piccole, le “sorelle”, e la moglie, “zia”, casalinga, da mantenere.
Quindi papà zio dice a S.: “Vai a Palermo dal tuo tra virgolette cugino (ma in realtà, a quanto mi dice S., non si tratta di un vero cugino, ovviamente, è solo uno che fa parte della stessa tribù del papà zio)! Trovati un lavoro e cavatela da solo.”
Benservito.
Il “cugino” lo ospita per tre settimane, ma poi gli dice: “mi devi pagare l’affitto”, gli requisisce il cellulare, con la scusa che il ragazzo frequenta cattive compagnie; al che S. va via di casa, a vivere nella missione di Biagio Conti. Nella missione si mettono in contatto con i servizi sociali di Vicenza.
S., gli dicono, può tornare, i servizi si offrono di aiutarlo, ma deve finire la scuola a Vicenza. Il papà zio deve andarlo a prendere.
“E il tuo padre vero,” mi viene da chiedergli, “dov’è adesso?”
Il padre vero è in Bangladesh, probabilmente disoccupato, ma lui non lo vede dal 2003. Lavorava in Kuwaitt prima della guerra, poi è scappato. Ha provato anche a lavorare in Arabia Saudita, ma la situazione non era buona, racconta sempre S.: “nei paesi musulmani, in genere, e nelle dittature in particolare, non stanno tanto a guardare i diritti dei lavoratori,” continua a dire S. “dopo esser stato in Arabia Saudita mio padre tornò in Bangladesh, ma non aveva di che dar da mangiare a noi figli.”
S. va a vivere dalla nonna materna quando ha otto anni, la nonna vive a 70 km di distanza, e queste distanze, senza strade, in Bangladesh, si percorrono in un giorno.
A dieci anni arriva in Italia. E vorrebbe raccontare la sua storia e quella di suo padre, quello vero, anche attraverso il video racconto.
Sfortunatamente non c’è stato il tempo.
Però mi sembrava giusto raccontarlo almeno così. P.S.: oltre a questo S. è molto interessato a tematiche legate al territorio. Avrebbe voluto realizzare un servizio breve sul fenomeno del randagismo, e uno sui disservizi degli ospedali a Palermo. Gli ho promesso che quando ritorna a Palermo, da Vicenza, possiamo cercare di realizzare questi servizi.
21:39:35 . 16 Apr 2009

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