Il terremoto in Belice e il giornalismo di retroguardia
Oggi con Dipu, Rifat e Manish, tre dei più assidui ragazzi dell’associazione, siamo andati nei luoghi del terremoto del 1968, quello che ha colpito il Belice distruggendo Gibellina, Montevago e Poggioreale.Il nostro scopo era quello di raccogliere testimonianze e impressioni anche riguardo al recente terremoto in Abruzzo. Una sorta di viaggio nel tempo e, di conseguenza, nello spazio, attraverso il ricordo. Gli anziani che i ragazzi di Photofficine hanno intervistato ricordano soprattutto il freddo, le “barracche” in cui hanno trascorso il lungo inverno. Siamo arrivati a Gibellina nuova verso le undici di mattina e, dopo aver visto i monumenti dei vari artisti che hanno creato questo sogno urbanistico (come Nicolin, Quaroni, Pomodoro, Consagra, Cagli, Cascella, Samonà, Ungers e Mendini), siamo andati alla ricerca della gente vera, degli abitanti del luogo. Ce n’era poca di gente in giro. Alcuni anziani al circolo operaio ci hanno raccontato come hanno vissuto il terremoto. Ne avevano voglia di parlare e raccontare; “i giovani,” dicevano, “sono tutti emigrati, per ragioni di lavoro,” ovvio che volessero narrare la vita a qualcuno. In seguito abbiamo incontrato alcuni ragazzi, che ancora non sono emigrati. Due di loro, Benedetto e Rosario, ci hanno mostrato, con orgoglio, la propria città; poi insieme ad altri hanno sfidato Dipu, Rifat e Manish a una partita a calcetto, in una delle piazze di Gibellina. Arrivava l’ora del pranzo però, e nella nostra tabella di marcia era prevista anche una sosta a Gibellina vecchia, il famoso “cretto di Burri”, lo strato di cemento che ricopre una città che non c’è più. I ragazzi si sono scatenati nel filmare e nello scattare foto. Abbiamo concluso la nostra giornata, e la nostra documentazione sui luoghi del terremoto, a Poggioreale, che invece è rimasta piena di ruderi, romantica come una città fantasma, dal 1968.Lo scopo era sempre quello di far acquisire ai ragazzi maggiore coscienza, e conoscenza, dei meccanismi percettivi che ci portano a “filmare” la realtà, senza dimenticare gli spunti di riflessione che questi luoghi ci portano, soprattutto oggi, dopo la recente tragedia in Abruzzo.Per chiudere, se non ci fosse rumore, ci sarebbe un silenzio insopportabile. Lapallisiano. Ma vero.
20:16:11 . 10 Mag 2009
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